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Se ci fosse una ricetta per la felicità, gli ingredienti sarebbero i più semplici. Abbiamo le prove: con l’Adunata degli Alpini tantissimi biellesi si sono fatti contagiare dal buonumore, dalla convivialità e dalla voglia genuina di stare assieme.
E’ bastato scendere in strada, camminare nelle vie allargate dalla mancanza delle macchine e confondersi tra musica, canti corali, mezzi stravaganti e tanta gente allegra. Che cosa ha reso possibile questa alchimia che ogni anno si ripete in giro per l’Italia? La risposta sta nei valori fondanti che portano gli Alpini e che ci hanno unito per una volta tutti, a prescindere dall’età, dal sesso o dalle convinzioni politiche: le parole impresse sugli striscioni, nelle locandine ce li hanno ricordati e sono la speranza e la solidarietà, più forti dello scetticismo iniziale di tantissimi di noi o del desiderio continuo di cercare uno svago nei social.
A Biella, e in tutti i paesi attorno, in questi giorni si sente il vuoto lasciato dalla vitalità della moltitudine di persone che non avevamo mai visto prima. Abbiamo vissuto una sorta di lockdown al contrario: tutti assieme questa volta, ma con deroghe al rumore, agli schiamazzi, ai trasporti, alla circolazione delle macchine, agli orari dei locali.
Ora dobbiamo interiorizzare questa esperienza, cercando di cambiare noi stessi e quello che ci circonda. Dobbiamo riscoprire il nostro lato sociale, a discapito di quello social e chiedere, pretendere i servizi per connetterci con il mondo, quello reale e non virtuale.
La realtà è che la carrozza è tornata ad essere una zucca. Difatti da lunedì i treni hanno ripreso a non funzionare, ieri l’ultimo episodio a Rovasenda dopo una settimana nera. Anche le luci dei lampioni in alcuni quartieri, spente dopo l’adunata , sembrano rappresentare la fine dello spettacolo.
Vittorio Barazzotto
- Adunata degli Alpini, buonumore, disfunzione dei treni, treni

Benvenuti Alpini! Si è realizzato un sogno, che è stato il traguardo di una lunga staffetta dei Presidenti dell’ ANA di Biella iniziata più di vent’anni fa con Franco Becchia, che ha passato il testimone a Edoardo Gaja, che ha poi lasciato al grande artefice di questo risultato, Marco Fulcheri la concretizzazione di un evento unico per Biella. Fulcheri si è speso con convinzione e determinazione per portare l’Adunata in città con tutte le sue forze, grazie ad un impegno diplomatico straordinario raccogliendo il sostegno unanime delle rappresentanze politiche che si sono susseguite negli anni e supportato in modo straordinario da tutte le sezioni degli Alpini della Provincia.
Non sappiamo quando, e se, si ripeterà ancora una manifestazione di tale portata, in termini di presenze nel nostro territorio e, per questo, dobbiamo gioire ed abbandonare la nostra atavica ritrosia alle novità , ed accogliere la grande Adunata con spirito di fratellanza e di unità: valori che dovrebbero accomunare tutti i cittadini italiani.
Nati nel periodo del Risorgimento, gli Alpini si sono distinti si da subito come corpo nell’esercito specializzato non solo in azioni militari, ma anche per attività di soccorso, diventando un punto di riferimento per la protezione civile e trasferendo così valori di solidarietà e di altruismo, che sono alla base dei principi che identificano un popolo unito.
E’ bello vedere le bandiere tricolori alle finestre e, speriamo, di ricordarci di esporle anche il 25 aprile di ogni anno. La presentazione del libro “Alpini ribelli” giovedì sera a Palazzo Gromo Losa, ha messo proprio in risalto il ruolo delle Penne Nere nella Resistenza 1943-1945.
Facciamoci travolgere da questa ondata di vitalità, non smettiamo di essere grati agli Alpini per l’allegria che ci stanno regalando in questi giorni e per tutto quello che hanno fatto per noi italiani da più di 150 anni.
Vittorio Barazzotto
- adunata, Alpini, bandiere tricolori

Che cosa è rimasto delle parole dette sul lavoro due giorni dopo il 1° Maggio? Ben poco, i generici buoni propositi rimangono irrealizzati e si dissolvono allo scoccare della mezzanotte della giornata dei lavoratori. Dibattiti, musica e sorrisi, ma a pensarci bene, c’è poco da festeggiare e il cielo purtroppo non è sempre più blu.
Il lavoro ha bisogno di riforme radicali per far crescere gli stipendi.
Si dovrebbe, ad esempio, iniziare con il detassare sia i premi di produttività sia gli aumenti salariali decisi dalle contrattazioni territoriali o aziendali: dove imprese e lavoratori si accordano, lo Stato non deve mettere ostacoli.
Così come dimezzare il carico fiscale alle microimprese che si fondono, darebbe un impulso alla crescita delle piccole aziende. Sarebbe già qualcosa e quindi meglio di niente e anche delle bugie che si vanno raccontando dell’occupazione che sta aumentando. La realtà è una sola: la forbice tra ricchezza e povertà si sta allargando a dismisura e il potere d’acquisto degli italiani da dieci anni è calato rispetto agli altri paesi europei.
Sarebbe bello che qualche iniziativa nascesse proprio dal Biellese, che nel passato ha dato un contributo importante ai diritti dei lavoratori; il Patto della Montagna, stretto nelle nostre valli poco più di 80 anni fa tra lavoratori e industriali, fu il primo atto in Europa a sancire la parità salariale tra uomini e donne.
Questo dobbiamo chiedere alla nostra politica: non le solite parole di circostanza da rispolverare ogni anno durante il 1* Maggio, ma di riforme attente, ragionate e possibili. Quando le vedremo, allora sarà giorno di festa.
Vittorio Barazzotto
- detassare, giornata dei lavoratori, Patto della Montagna, riforme radicali

Da qualche mese la gestione dell’acqua, (che dovrebbe essere pubblica) sta occupando la cronaca. L’ EGATO 2, che
raggruppa il Biellese, Vercellese e Casale Monferrato,controlla la risorsa più indispensabile e ha da sempre una
matrice politica al vertice, con i sindaci in prima linea per attutire gli effetti del cambiamento climatico che ha
reso i periodi siccitosi sempre più lunghi. L’EGATO deciderà come e quanto investire nei prossimi decenni,
avendo a disposizione un patrimonio dicirca 1 miliardo di euro. La gestione pubblica, in linea di
principio, fornisce garanzie sull’imparzialità dellescelte, che dovranno prioritariamente orientarsi al benessere della collettività,
senza cedere alle lusinghe dei molti interessi diparte. Da sempre la presidenza dell’ente dovrebbe essere
ricoperta da un rappresentante biellese, mentre la sede spetta ai vercellesi.
Per la scelta dei ruoli qui da noi , alcune amministrazioni pubbliche si stanno spendendo in questi giorni, cercando di piazzare i rappresentanti di uno o di un altro partito
nei vertici del grande potere dell’acqua. Sinora i nomi che si stanno facendo rappresentano solo un gioco di equilibrismo tra schieramenti e non hanno nulla a che fare con le
competenze sull’argomentoo su progetti specifici. Questa però non è una novità. Per non affossare ulteriormente l’opinione dei cittadini nei confronti della politica,
ci dovremmo aspettareche i nostri sindaci, a partire da quello del capoluogo, si trovassero, parlassero di programmi, di investimenti, dei bilanci, di come intendono
gestire e preservate l’acqua in loco, (vedi Cordar), se pensano di mettere mano agli acquedotti vetusti, se pensano di continuare nel salassarci con bollette sempre
più care, insomma quali sono le strategie che hanno in mente e, soprattutto, se ne hanno. Magari anche un pensierino sulla diga in Valsessera per sapere cosa
ne pensano. Giungere magari ad un’unità d’intenti, esternare ai cittadini gli obiettivi e solo a quel punto indicare i nomi che hanno maggiori competenze per ricoprire
un ruolo così delicato e strategico al vertice dell’ente.Per adesso nulla di tutto ciò , i bisogni pubblici possono attendere la sete di potere quella no, quella non rimane con la
bocca asciutta.
Vittorio Barazzotto
- acqua, amministrazioni pubbliche, bisogni pubblici, EGATO 2, sete di potere

Nella settimana santa in cui si celebra la risurrezione dalla morte, l’iniziativa, accompagnata da riflessioni molto toccanti, di Marta Bruschi è la dimostrazione più tangibile del significato della vita. Marta ha perso il suo compagno in modo improvviso e precoce, proprio nel momento in cui era da poco nata la loro bambina e l’idea che ha lanciato, è un modo per dare un futuro alle sue passioni, facendolo rivivere per non interrompere quella continuità che ci lega con chi è andato dall’altra parte. Vuole far posare un pannello sul monte Camino per illustrare a tutti i nomi delle montagne che puoi vedere da quel punto privilegiato, aiutando così anche il Biellese a valorizzare uno scorcio di rara bellezza. Un’altra iniziativa è legata, invece, al sostegno dell’associazione Sci-Abile che accompagna gratuitamente in montagna i ragazzi affetti da varie forme di disabilità. L’idea di Marta ha bisogno di sostegni concreti, ma ci eleva e ci porta dove l’orizzonte non ha confini e dove possiamo riscoprire la nostra anima. Ecco che l’augurio di “Buona Pasqua”, oltre ad andare dritto al cuore, ci offre l’essenza nel suo significato più profondo: la vittoria della vita sulla morte e l’inizio di una nuova esistenza.
Vittorio Barazzotto
- Marta Bruschi, monte Camino, nuova esistenza, settimana santa, vita

Alberto Barberis Canonico ci ha lasciato come sanno fare gli uomini di pregio, regalandoci una prospettiva per il futuro. Ha guidato per decenni l’azienda di famiglia Vitale Barberis Canonico come amministratore delegato, per passare poi negli anni 2000 il timone alla nuova generazione, la tredicesima per la precisione. La sua impresa tessile, nata nel 1663, è tra le più antiche e pregiate in assoluto nel mondo. Sono tanti i canali di informazione, nazionali e stranieri, che hanno ricordato la figura di Barberis Canonico, perché, nel suo lungo percorso imprenditoriale, ha rafforzato, migliorato e innovato non solo il prodotto, ma il modo di produrre, attraverso un’attenzione meticolosa al tessuto, alla qualità dell’ambiente lavorativo, mettendo sempre al centro le risorse umane, condizioni queste essenziali per giungere nell’Olimpo dell’eccellenza della produzione in campo tessile a livello mondiale. Lo confermano i personaggi illustri che vestono Barberis Canonico e i più importanti confezionisti e sarti che esigono i tessuti prodotti a Pratrivero.
Su questa scia la famiglia prosegue, emulando l’esempio di Alberto Barberis Canonico, sempre alla ricerca continua del miglioramento per mantenere il primato di eccellenza in un mercato mondiale.
Queste poche righe per ricordare e per rendere onore ad un grande imprenditore, e anche per riflettere che come Biellesi dovremmo davvero essere orgogliosi dei risultati che le nostre imprese, nonostante le mille difficoltà nelle quali si muovono, riescono a raggiungere.
In particolare, in un mondo dove tutto tende ad omogeneizzarsi e ad appiattirci, riuscire a distinguerci con eleganza, creatività e umanità, mantenendo il rigore economico, vuol dire che la strada è tracciata e dobbiamo continuare a percorrerla assieme. Grazie Ingegnere .
Vittorio Barazzotto
- Alberto Barberis Canonico, eccellenza, impresa tessile