Normal Olympics

Come sarebbe bello che questi Special Olympics divenissero Normal Olympics. Nel senso che divenissero la norma. Con una città attenta alle differenze e col sorriso acceso.

Vi risparmio la descrizione delle emozioni che mi hanno attraversato nel giro di un paio d’ore dell’inaugurazione di questi giochi. Lì seduto, in un prato in mezzo a tanti, più che allo spettacolo in scena sul palco, pensavo allo spettacolo che è stata questa città in questi giorni. La cifra dell’entusiasmo che si respira attorno a questo evento è cosa difficile da interpretare, in una città dal muso lungo: poco avvezza alla gioia e molto attenta al fare, con piglio pragmatico. Eppure.

Sarà che, nel tempo, tra la città e gli Special Olympics s’è creato un legame cresciuto di edizione in edizione (e siamo alla terza, che ospitiamo). E, se è così, allora sono fiero d’aver favorito, da sindaco, l’esordio del 2008. Che poche iniziative resistono, e questa sembra proprio aver messo radici nel cuore della gente, prima che in ogni motivazione logistica. Quanta umanità disvelata, quanti occhi lucidi.

ecial A questo punto, però, è necessario un salto in avanti: normalizziamo questa diversità che oggi accogliamo con così grande affetto. Abbracciamo ogni diversità e facciamo d’ogni nostro atto quotidiano un momento di volontariato attivo. Facciamolo per tutte le diversità che ci costa fatica accettare, e non solo per quelle che ci strappano il cuore con un sorriso. Facciamo che la vita e questa città siano così speciali da essere normali.