Le tossine di un anno in consiglio regionale le ha smaltite sulle montagne della Val d’Ayas e ora Vittorio Barazzotto si dichiara pronto a rientrare nell’agone politico, per affrontare le sfide del 2016, alcune delle quali cruciali per il Biellese.
“La questione più importante riguarda le ferrovie – spiega – che è anche la più frustrante, ci sarebbe infatti da chiedersi perché sono stati stipulati contratti capestro, in cui la capacità di incidere per le amministrazioni locali è minima. E’ assurdo ma più aumentano i disagi per l’utenza, più le percorrenze si allungano e più le ferrovie guadagnano. L’unica strada sono gli appalti internazionali, con cui possiamo rivolgerci a interlocutori che vogliano dedicarsi anche alle linee periferiche”.
La situazione è destinata a cambiare già quest’anno?
“Realisticamente direi più nel 2018, gli effetti non sono a breve termine. Quello che possiamo fare da subito è stargli sul collo pr evitare disservizi”.
Altra questione in sospeso quella della Pedemontana.
“E’ già stato un ottimo risultato impedire che facessero i furbi e ce la togliessero, fondi compresi. Nel 2016, ma più probabilmente nel 2017, vedremo di stanziare l’occorrente, Anche se proprio il 2017 si presenta come l’anno peggiore della Regione sotto il profilo finanziario, quando cioè si dovrà cominciare a rimborsare non soltanto gli interessi dei mutui ma anche il capitale. Il capitolo dei fondi è comunque aperto e ci giochiamo tutto nei prossimi 24 mesi”.
Anche l’autostrada attuale fa discutere per l’aumento dei pedaggi.
“E’ un vizietto tutto italiota quello di aumentarli senza motivo, che gli svizzeri hanno risolto pagando un bollino unico. Per il resto questa Torino-Milano eternamente in manutenzione è diventata un simbolo delle tante cose che non funzionano. Perché ad esempio gli sconti sono riservati ai pendolari che percorrono meno di 150 chilometri? A riguardo presenterò un’interrogazione ma la capacità di trattativa è minima”
Su progetti di portata più locale possiamo invece aspettarci risultati già nei prossimi mesi?
“Nonostante quel che si può pensare non è andata poi male, il Biellese ha subito un’alluvione e in dodici mesi i fondi per il ripristino sono arrivati. Due anni fa avrei sottoscritto la possibilità che adesso fossimo a questo punto. Vediamo anche come si concluderà il progetto di fusione di Alberghiero e Vaglio Rubens, investire sulle scuole è una priorità”.
L’ospedale dopo tante polemiche sembra aver trovato una sua stabilità.
“Come ho sempre detto è un gioiello che va sfruttato al massimo, a cui a forza di proteste e interrogazioni sta arrivando qualcosa. Adesso bisogna gestirlo in una logica di quadrante, sotto una regia regionale, evitando che strutture diverse si facciano concorrenza. Il tutto per favorire il paziente, che si rivolge più volentieri a reparti top. Bisogna farlo capire a tutti, perché se no ogni volta che Biella ha un’idea poi Novara la copia. Il direttore generale Bonelli ha comunque le idee chiare. Da parte di noi politici dobbiamo tenere desta l’attenzione ed essere inflessibili se riteniamo che ci tolgano qualcosa”.
Qual è la sua impressione sul Biellese?
“Alla fine questo, se escludiamo i Paesi dell’Est, rimane l’unico distretto tessile dell’Unione Europea. Con i conti che sono tornati a crescere non si è recuperato abbastanza ma qualche segnale positivo è arrivato, vuol dire che non tutto è perduto. Solo che a forza di dire che il tessile è morto le imprese hanno perfino difficoltà a trovare professionalità o a convincerle a trasferirsi a Biella. L’Iti dovrà preoccuparsi di formare un po’ di queste figure specifiche”.
Più in generale?
“Magari non va ancora bene ma i negozianti di via Italia, o almeno alcuni, mi dicono di aver fatto per Natale incrementi a due cifre. E allora forse dobbiamo essere un po’ più ottimisti. Come politico posso immagiare che arrivino opportunità grazie ai fondi europei, che ci siano nuove start up. Il nostro lavoro deve far sì che il Biellese riprenda un po’ fiato, che si litighi un po’ di meno e che ci si innamora di più di queta terra bellissima. Dobbiamo essere noi attraverso le unioni dei comuni a presidiare il territorio e conservarlo nella sua bellezza.”.
m.z.