In questa lunga estate calda per i trasporti, la giunta comunale dovrebbe preoccuparsi anche del degrado dei cimiteri cittadini, immortalato su alcuni giornali locali nei giorni scorsi.
Molte tombe in diversi campi di Biella e di Chiavazza, ma anche gli altri cimiteri non sono messi meglio, sono invase da erbacce che rischiano di superare in altezza le lapidi, dimostrando che anche la sciatteria può
cancellare la memoria.
Tra i tanti messaggi di sdegno che sono circolati a commento delle foto, qualcuno ha fatto un riferimento alla verve della nostra attuale giunta, quando ancora vestiva i più comodi panni dell’opposizione e vagava
per la città a fotografare piste ciclabili non finite o cestini della spazzatura colmi di rifiuti, come prova dell’inadeguatezza dei precedenti amministratori.
Un fotografo oggi potrebbe utilizzare lo stesso metodo per rappresentare il più grave fallimento della giunta attuale, ritraendo non solo le tombe nascoste tra i cespugli incolti, ma anche i pendolari sfiniti sui treni e
sulle strade o le corsie dell’ospedale senza personale.
L’incuranza dei cimiteri, tra tutte le mancanze di cui purtroppo la cronaca si occupa, fa emergere però un aspetto preoccupante, perché lasciare nel degrado i camposanti è la prova che stiamo perdendo il legame
con il nostro passato.
Oltre ai tanti nostri difetti, su cui alle volte amiamo indugiare, dobbiamo riconoscere che un pregio del biellese è sempre stata l’attenzione per la cura dei cimiteri, tramandataci dai nostri avi.
Quand’ero bambino, prima della ricorrenza del 2 novembre era consuetudine sistemare le tombe abbandonate dei defunti senza parenti che andavano a rendere loro omaggio. Si pulivano le erbacce attorno alle lapidi, mossi dalla volontà di una
comunità che andava oltre alla cura del singolo per mantenere il ricordo di un intero tessuto sociale e poter conservare così la propria identità.
La forte indignazione manifestata dalle persone per l’incuria dei cimiteri è confortante perché significa che questi valori sono ancora saldi tra di noi. Evidentemente i biellesi sono ancora migliori dei loro amministratori. C’è speranza!
Vittorio Barazzotto