Codice rosso al pronto soccorso

Il Pronto Soccorso è un termometro dello stato di salute della sanità biellese. Le ore d’attesa sono lunghe, il più delle volte fuori controllo. Per una visita urgente prescritta dal medico di famiglia si può attendere fino a 10 ore, scoprendo poi che lo specialista che avrebbe potuto visitarti ha finito il turno 3 ore prima, come successo ad un signore che attendeva l’oculista per un sospetto distacco della retina. Ci si può anche trovare con un dito da suturare e aspettare più di 6 ore per un primo controllo.

I giorni al Pronto Soccorso non sono tutti uguali, capitano momenti particolarmente sfortunati in cui l’arrivo di pazienti con codice di priorità più alto, stravolge gli orari degli altri. E’ un aspetto fisiologico per la natura stessa del servizio, sollecitato e delicato, per cui va detto che il personale interno si prodiga per svolgere al meglio la propria attività in condizioni critiche e non ha responsabilità sulle carenze gestionali del reparto.

Manca la comunicazione alle persone, i display ed i totem informativi sono spenti ed i pazienti sono costretti a rivolgersi al personale sanitario per avere indicazioni sul proprio turno.

Non c’è inoltre un raccordo con la medicina territoriale, che non sempre filtra a monte le emergenze vere dalle urgenze, che non dovrebbero transitare al Pronto Soccorso.

Chi ci rimette è il paziente, trascurato in un’attesa indefinita che peggiora il suo malessere di ora in ora.

Una sanità pubblica inefficace rafforza le strutture private, che captano l’assenza di un servizio essenziale e colmano una lacuna grave. Lo smantellamento dell’apparato pubblico si riflette sulle nostre vite, sulle nostre tasche e non garantisce a tutti il diritto di cura ed è un colpo duro che diamo alla solidità del biellese, già così duramente provato da tante altre inefficienze.

Vittorio Barazzotto