L’illusione di cambiare un intero sistema partendo da Palazzo Chigi per dare sfogo a promesse elettorali che ne minano le fondamenta economiche, più che a un sogno fa pensare a una sorta d’ingenua – chissà quanto – irresponsabilità. Le attese del governo di una Lega a 5 Stelle sono preoccupanti, anche se l’Europa affronta senza panico il formarsi di un governo “populista” al suo interno. Almeno sino ad oggi.
Comprendo che siano voci spesso intese come malauguranti, ma in realtà prendono corpo ragionando sulla globale architettura economica che la nostra società e la sua storia hanno contribuito, nel tempo, a costruire fino a definirne l’aspetto globale e pressoché irrinunciabile per una sana convivenza in un sistema di regole condivise. Dire “io non gioco più” non basta a tirarsene fuori.
Solleticare l’appetito elettorale di ogni possibile egoismo, che passa dall’abolizione della Legge Fornero a un rifiuto ottuso e protezionista della nostra presenza in Europa, può essere il preludio di effetti economici devastanti che andranno a minare il già fragile castello di carte della nostra economia. Un aumento dello spread, fantasma che si presenta quotidianamente, non è cosa così astratta come siamo portati a pensare dimenticandone gli effetti che abbiamo patito nel 2011.
È l’indice che può innescare reazioni a catena fino a limitare la liquidità circolante, (contraendo i consumi e spingendo in alto i tassi sui titoli di stato) e necessaria all’economia quotidiana di una nazione e dei suoi abitanti. Anzi: una politica scriteriata fondata sul debito potrebbe portare a un nuovo forte rialzo dello spread stesso, poiché se a una riduzione delle imposte non segue un aumento significativo del Pil, si rischia l’effetto di avere un ulteriore rapido aumento del rapporto deficit/pil. In più, se pensiamo a una politica fiscale accomodante e a una politica economica protezionistica come quella attuata dagli Stati Uniti, ad esempio, bene, anzi male. Perché noi non abbiamo neppure la possibilità di usare la leva monetaria come, invece, possono fare loro.
Sull’ipotesi poi di chiedere alla Bce di condonarci 250 miliardi di debito pubblico, risparmio qualsiasi commento, sperando sia davvero superata. Un governo che non comprenda questi fondamentali e giochi col fuoco di promesse elettorali difficilmente realizzabili crea danni a se stesso e a tutto il Paese. Così come dall’opposizione non ci si può limitare a esprimere una fastidiosa superficialità nell’attesa che tutto vada male, a questo governo e, di nuovo, a tutto il Paese. Dire “io l’avevo detto” non potrà certo essere una soddisfazione.