Al lupo al lupo!

È un grido che risuona spesso, non tanto nelle nostre valli, quanto nei titoli di giornali, a cui suggerirei qualche cautela. Quando si titola “I lupi nel Biellese fanno paura”, il mio pensiero va direttamente a quelli delle favole, dalle quali i lupi ne escono sempre male. Il lupo evoca paure ataviche legate alla narrazione che se n’è fatta, ma ben poche sono riconducibili a un elemento di realtà. Non so in quanti, infatti, leghino il proprio immaginario lupesco alla bonaria attitudine di Lupo de’ Lupis, il lupo tanto buonino dei cartoni animati negli anni ‘60/’70.

E allora, una foto mal interpretata e qualche discutibile testimonianza non possono e non devono generare nessun tipo di panico, né tra gli abitanti delle nostre colline né tra gli allevatori che vi sono insediati. Un report regionale dello scorso maggio, curato dal progetto europeo Life WolfAlps che pur descriveva le oggettive difficoltà di monitoraggio sia delle presenze che dei danni, riportava che nel Nord del Piemonte (ovvero nelle province di Biella, Vercelli, Vco, Novara) ci sono individui solitari e di passaggio, ma non branchi. L’appassionato fotografo naturalista biellese Alessandro Ceffa, pare che ne abbia recentemente avvistato e fotografato una coppia in Valsessera. Correttamente ha coinvolto gli organismi provinciali e regionali che, proprio grazie allo stesso progetto europeo, provvederanno all’eventuale monitoraggio sistematico. Fino ad ora, però, i lupi censiti nelle nostre montagne erano: uno!

Parecchio s’è fatto, in Italia, per tentare di ripopolare i territori montani (soprattutto quelli appenninici) di una specie che rischiava di scomparire dal nostro panorama faunistico. E proprio per questo non dobbiamo gettare alle ortiche questo lavoro di tutela con un eccesso di semplificazioni giornalistiche, quando non un allarmismo ingiustificato.

Già nel 2016 presentai al Consiglio regionale, a questo proposito, un ordine del giorno il cui obiettivo era quello di sollecitare Governo e Parlamento ad adottare una serie di azioni finalizzate a migliorare la gestione del lupo e la convivenza con le attività antropiche come, per esempio, le aziende agricole. Per fare ciò ho chiesto, in quella sede, di individuare le modalità atte a consentire un adeguato sostegno e, se possibile, il potenziamento delle politiche regionali già avviate in materia, in modo tale da garantire il giusto equilibrio tra la protezione degli habitat, delle specie e lo sviluppo delle attività umane, in particolare di quelle agro-silvo-pastorali: l’abbattimento dei lupi senza considerare altre misure non può essere accettabile.