In che modo la Regione Piemonte intende adeguarsi alle disposizioni della legge 161/2014 compensando la quasi certa carenza di personale medico in ogni ospedale della regione rispetto al personale necessario a garantire il rispetto della norma nazionale?
L’ho con un’interrogazione indirizzata all’assessore Antonio Saitta richiamando l’attenzione su un tema di non facile soluzione.
La Regione Piemonte, come le tutte le altre regioni italiane, pur trovandosi ancora in piano di rientro, dovrà a breve far fronte ad una norma nazionale non ulteriormente prorogabile e di fatto in vigore dallo scorso 25 novembre. Secondo le disposizioni che uniformano i turni dei medici italiani a quelli praticati da tutti i medici europei (l’Italia è l’ultimo Stato ad aver adottato le indicazioni europee), dal 25 novembre ciascun medico non potrà lavorare oltre le 12 ore e 50 minuti al giorno rispettando il limite massimo di 48 ore settimanali, compreso lo straordinario e, nell’arco del giorno dovrà osservarsi un riposo continuativo, tra un turno e l’altro, di almeno 11 ore.
Come documenta il New England Journal of Medicine, la mancanza di sonno dovuta a turni lavorativi prolungati è il “tallone d’Achille” della professione medica, tanto che gli studi dimostrano che il 30 per cento degli errori evitabili avviene nelle ore di fine turno di notte. A parità di preparazione tecnica, un chirurgo od un cardiologo riposato dovrebbero essere in grado di svolgere meglio il proprio lavoro rispetto a chi è stanco, appare evidente. Attualmente uno dei turni ospedalieri più frequenti è il mattino-notte (che prevede ingresso alla 8.30, uscita alle 14.30 e nuovo ingresso la sera alle 20.30, fino all’alba del giorno successivo). In molti casi, inoltre, non è neppure prevista una pausa di riposo tra il lavoro notturno e l’inizio del turno mattutino. Mi auguro che vi sia una soluzione che non comprometta l’ottimo lavoro che sino ad oggi è stato portato avanti dalla giunta Chiamparino, pur in mezzo a tante difficoltà, ma che al contempo si eviti di perdere qualità del servizio ospedaliero.