Gli allevatori produttori di latte stanno affrontando una grave crisi legata al netto peggioramento delle condizioni di mercato rispetto agli anni passati. A gennaio 2014 in Piemonte il prezzo medio del latte alla stalla era di 39 centesimi al litro, esclusi i premi qualità. Nel 2015 tale prezzo è sceso a 34 – 35 centesimi al litro, compresi i premi qualità, per arrivare in alcuni casi anche a meno di 30 centesimi al litro. In atre parole un litro di latte alla stalla vale oggi meno di 700 lire, stesso prezzo del 1997, ma allora il prezzo al consumo era di 2.000 lire al litro, mentre ora supera le 3.000 lire. Il costo della materia prima incide sempre meno: diciotto anni fa pesava per il 35 per cento sul prezzo finale, mentre adesso incide per il 20 per cento e di conseguenza gli allevatori hanno perso margini di guadagno e oggi rischiano di produrre sottocosto.
«Sottoscrivo la proposta del collega Elvio Rostagno, del gruppo Pd in Consiglio, di richiedere con urgenza – spiega Vittorio Barazzotto nel firmare una mozione destinata alla giunta regionale – un tavolo di confronto che coinvolga sindacati, produttori di latte e rappresentanti dell’industria agro-alimentare».
A livello mondiale, europeo e italiano si è assistito ad un aumento della produzione connesso anche al termine del regime delle quote latte dell’Unione europea, mentre i consumi di latte e derivati sono in calo. A livello internazionale i prezzi sono più bassi rispetto al passato e molta materia prima viene importata: secondo stime accreditate l’Italia oggi importa dall’estero il 42 per cento del latte che consuma. Prosegue Barazzotto: «A causa della crisi determinata da tali condizioni, nel nostro Paese il settore ha perso in 12 anni circa 31mila stalle, di cui ben 6mila negli ultimi 5 anni. Si aggiunga poi che i costi di produzione in Italia sono più alti rispetto a quelli delle altre Nazioni europee sia per quanto riguarda l’energia (gas, energia elettrica, combustibili), sia per la manodopera, sia ancora per i prezzi dei terreni (tali prezzi arrivano, ad esempio, a 4 – 6 volte rispetto alla Francia) e appare chiaro quanto i nostri allevatori stiano perdendo competitività».
Il prezzo medio del latte viene oggi influenzato dalle poche industrie agro alimentari sul mercato e l’attuale calo determina la perdita dei margini di guadagno da parte degli allevatori, che rischiano di produrre sottocosto. Secondo i firmatari dell’interrogazione occorre individuare al più presto soluzioni atte a consentire le migliori condizioni per tutte le parti coinvolte nella filiera. A tale riguardo il Programma di sviluppo rurale 2014-2020 – che sta finalmente ultimando l’iter di approvazione e sta per essere attuato anche in Piemonte – può costituire uno strumento fondamentale per sostenere processi di incentivazione alle politiche di filiera e iniziative da parte dei produttori mirate alla salvaguardia del benessere animale e, di conseguenza, della qualità del latte. In questo modo il settore agroindustriale sarebbe stimolato ad attuare una vera “tracciabilità” di filiera, e invogliato a pagare di più il latte che proviene da quelle aziende che producono meglio promuovendo investimenti per la gestione dei propri animali secondo canoni di benessere animale, ecosostenibilità, riduzione di consumo di farmaci, etc.
«Oltre al tavolo di trattiva – conclude Barazzotto – è necessario individuare nei nuovi bandi del PSR 2014-2020 legati alla filiera agro-alimentare processi di incentivazione alle politiche di filiera e alle iniziative da parte dei produttori mirate alla salvaguardia del benessere animale e, di conseguenza, della qualità del latte. Confidando in una presa d’atto della giunta piemontese, sarà necessario attivarsi al contempo presso il Parlamento e il Governo affinché analoghe iniziative siano assunte a livello nazionale».