BIELLA – 28 gennaio 2015 – La delibera del piano sanitario presentata venerdì dall’assessore Saitta non toglie nulla a Biella rispetto a quanto già ampiamente discusso nei mesi scorsi. I numeri premiamo il Degli infermi al netto di ogni polemica. Il consigliere regionale Vittorio Barazzotto lo spiega commentando la delibera sanitaria presentata a Roma dall’assessore Antonio Saitta:
«Leggo toni allarmistici lanciati da parte di chiunque abbia, o abbia avuto, oggi come nel passato, un qualche ruolo nella sanità biellese, ma purtroppo non riscontro altrettanta verifica delle fonti e conoscenza delle questioni. Manca visione generale e del contesto, ci si dimentica sempre che per la Regione (per tutti, sia per i presidi torinesi sia per quelli delle province) esistono obblighi imposti da un piano di rientro finanziario da 200 milioni di euro, non dal vezzo di una giunta che deve fare i conti anche con oltre 50 milioni di euro in meno di risorse legate alla mobilità passiva. Perdendosi in polemiche infruttuose si confonde troppo spesso il concetto di voler premiare il nostro nuovo ospedale, struttura oggettivamente all’avanguardia, con quello di voler conservare ogni cosa, sapendo che qualsiasi parametro europeo e nazionale insegna che maggiore è il numero delle prestazioni e maggiore è la qualità per il paziente. Ergo, più interventi si fanno e più sicurezza si ottiene. Nessuno disquisisce sul valore di malattie infettive, ma se i numeri e le prestazioni non sono adeguati agli standard diventa difficile conservarli. Dall’altro lato, ad esempio, una terapia come quella per l’epatite C deve essere conservata anche a Biella.
Il piano sanitario consegnato da Saitta disegna le linee guida per i prossimi due anni. Non è scolpito nella pietra, ma resta potenzialmente modulabile a seconda delle necessità future. Venerdì mi sono battuto in commissione per geriatria e per la salvaguardia degli 80 posti letto. E mi batterò ancora per tutto ciò che è difendibile in futuro. Biella, lo ripeto ancora una volta, e lo farò sino a stancarmi, possiede una serie di attrezzature, macchinari, specificità e professionalità che sono note in Regione e che saranno messe a disposizione del quadrante. Già oggi vengono realizzati interventi nel nuovo ospedale da parte di equipe esterne e le richieste arrivano perché ci viene riconosciuto il valore del Degli Infermi. Dobbiamo avere ben chiaro che nella logica del Piemonte nord est, che vede Novara come Hub e poi Biella, Vercelli, Borgomanero, Verbania o Domodossola come Dea di primo livello e Borgosesia e Verbania o Domodossola, a seconda di quale sarà il Dea di primo livello, come ospedali di base con sede di pronto soccorso, Biella reta il principale Dea di primo livello dopo l’hub novarese per numeri e specialità.
Facciamo parlare le cifre del piano: Biella avrà 22 specialità al momento, che diventeranno 23 con geriatria. Sono cardiologia, medicina generale, nefrologia e dialisi, neurologia, oncologia senza letti, radioterapia oncologica, chirurgia generale, chirurgia vascolare, oculistica, otorinolaringoiatria, ortopedia, urologia, ostetricia, pediatria, medicina e chirurgia d’urgenza, terapia intensiva con rianimazione e anestesia, recupero e riabilitazione, anatomia e istologia patologica, direzione sanitaria, farmacia ospedaliera, laboratorio analisi e radiologia. Il trasfusionale che è assegnato a Borgomanero manterrà là il primariato, ma per Biella e i suoi donatori non cambierà nulla, sarà solo il plasma ad essere trattato altrove. E’ un argomento che avevamo già affrontato alcuni mesi fa con il direttore Moirano, il quale non aveva dato come certa e definitiva questa soluzione. Sulla carta è così oggi, col tempo potrebbero arrivare degli aggiustamenti».
Barazzotto conclude spiegando la situazione biellese nel suo contesto di quadrante: «Non voglio più tornare sulle cifre per le quali diventerebbe davvero pretestuoso fare una battaglia per la salvaguardia di certe specialità. Non voglio nemmeno mettermi in competizione con i colleghi dei territori vicini perché esasperando i toni non sarebbe utile alla causa bielle. Preferisco lavorare in modo silente ma costruttivo. I proclami li lascio volentieri a chi continua a spargere solo veleni alla ricerca di spazi personali e non utili alla collettività. Ma se Biella, fra i Dea di primo livello, conserva 23 specialità, Borgomanero ne conserva 18, Vercelli 12, Verbania o Domodossola 10. Borgosesia come ospedale di base 4 (con ginecologia in valutazione sino al 2016) e l’ospedale di base scelto nel Vco 3 specialità, il dato è ineluttabile: la programmazione del nostro quadrante riconosce a Biella con i numeri l’importanza della nuova struttura».
Ora il piano sanitario, con un cronoprogramma ben definito, inizierà ad essere messo in atto per i prossimi due anni. Un tempo nel quale le scelte teoriche si confronteranno con la pratica, potendo subire aggiustamenti: «Manterrò la guardia alta per conservare i posti letto, certamente per valorizzare al massimo l’alta professionalità del personale biellese e per integrarla attraverso nuove assunzioni oltre che per le apparecchiature di primissimo livello che auspicando collaborazione e non solo continue polemiche, spesso strumentali».